Walter Chiari, pseudonimo di Walter Annicchiarico (Verona, 8 marzo 1924 –
Milano, 20 dicembre 1991), è stato un attore, comico e conduttore
televisivo italiano.
Biografia
Origini e giovinezza
Nato in una famiglia di origini pugliesi, il padre Carmelo funzionario
di PS originario di Grottaglie, la madre Enza maestra elementare di
Andria, trascorse l'infanzia con la famiglia prima a Verona e poi
all'età di 3 anni si stabilisce a Milano, il primo impiego è come
magazziniere all'Isotta Fraschini. In quel periodo iniziò a praticare il
pugilato, diventando campione lombardo della categoria pesi piuma, nel
1939. Fu anche un provetto giocatore di tennis e campione lombardo anche
nel gioco delle bocce, sport che abbandonò in seguito alle fratture
alle mani, causate dallo sport pugilistico. Praticò anche il nuoto a
livello agonistico, vincendo i campionati promossi dalla GIL nei 100
metri stile libero.
Abbandonati gli studi, trovò lavoro in una ditta come radiotecnico, ma
fu subito licenziato, per aver fracassato tre valvole nel riparare un
apparecchio. Fu assunto in una banca, ma ancora licenziato perché
scoperto da un superiore mentre imitava Adolf Hitler in piedi sulla
scrivania. Chiamato il capo ufficio e invitato a ripetere lo sketch in
sua presenza veniva dallo stesso prima applaudito, e quindi allontanto e
invitato a perseguire una carriera teatrale. (fonte: lo stesso W.
Chiari racconta l'episodio nel film documentario Un altro italiano di W.
Chiari e T. Sanguineti). Passò quindi a svolgere la professione di
giornalista, ma non riuscì neanche in questo campo, per cui si mise a
fare il caricaturista. Decise a questo punto di riprendere gli studi;
conseguì il diploma di maturità scientifica ma, mentre stava per
iscriversi all'università, scoppiò la seconda guerra mondiale.
La famiglia Annichiarico risiedeva a Milano proveniente da Verona dove
era nato Walter nel 1924. Da Milano, per i bombardamenti, vennero
sfollati ad Andria Walter, la madre e il fratello più grande. Vi
restarono solo per qualche mese ritornando a Milano per evitare di stare
lontani dal padre, a causa della guerra che aveva diviso l'Italia in
due.
Nel 1944 l'approdo allo spettacolo
Arruolatosi nella Decima Mas collaborò al suo settimanale con il titolo
"L'Orizzonte", con una tiratura di cinquantamila copie, quale autore di
vignette umoristiche con Ugo Tognazzi, aveva condotto anche programmi
dai microfoni di «Radiofante», emittente milanese per le truppe della
RSI. Non si sapeva invece che Chiari avesse partecipato ai combattimenti
seguiti allo sbarco in Normandia indossando la divisa tedesca, come
invece era noto per altri ventenni sotto le armi in quel periodo che
sarebbero diventati celebri attori. A rivelarlo è il documentario sullo
sbarco in Normandia e la campagna che ne derivò dal 6 giugno 1944. Il
titolo è D-Day - noi italiani c'eravamo del regista veronese Mauro
Vittorio Quattrina relativamente all'intervista del tenente Bregliano,
allora comandante della batteria antiaerea nel cui personale c'era
Walter Chiari.
Dopo la Liberazione fu prigioniero nel campo di Coltano, vicino a Pisa.
Una sera del gennaio 1944 si trovava con amici al teatro Olimpia di
Milano (oggi scomparso, si trovava in Largo Benedetto Cairoli) durante
un concorso per dilettanti. Ad un tratto i suoi compagni lo sollevarono
scaraventandolo sul palcoscenico. Una volta davanti al pubblico non poté
far altro che esibirsi in due "numeri" che con gli amici riscuotevano
sempre successo: l'imitazione di Hitler e la gag del balbuziente che
cerca disperatamente di ordinare una granita in un bar. Il pubblico
apprezzò quella esibizione euforicamente, decretandogli un caloroso
applauso e un successo pressoché istantaneo.
Nel 1946 ottiene la sua prima parte di rilievo in teatro grazie a Marisa
Maresca, che lo inserisce nello spettacolo Se ti bacia Lola. Di qui ha
inizio una lunga carriera nel teatro di rivista dove, oltre che per la
bella presenza, si fa notare per le innate capacità d'improvvisazione.
Partecipa agli spettacoli Simpatia (1947), Allegro (1948) e Burlesco
(1949). Nel 1950 diventa primo attore in Gildo con Miriam Glori, nel
1951 in Sogno di un Walter con Carlo Campanini e Dorian Gray, e nel 1952
consolida il suo successo con Tutto fa Broadway con Lucy D'Albert e
Carlo Campanini.
Inoltre si afferma anche come autore di testi nei successivi spettacoli
Controcorrente (1953) di Metz, Marchesi e Chiari, e Saltimbanchi (1954)
di Chiari, Silva e Terzoli.
Il cinema
Nel frattempo esordisce nel cinema con Vanità, diretto da Giorgio
Pàstina nel 1946, in cui è calato in un personaggio drammatico
curiosamente doppiato da Alberto Sordi, con il quale vince il
prestigioso premio "Nastro d'argento" . Molto più noti sono i successivi
ruoli in film-commedia come Totò al giro d'Italia (1948) e I cadetti di
Guascogna (1950), in cui lavora con l'esordiente Ugo Tognazzi.
Nel 1951 Luchino Visconti gli offre il ruolo del giovanotto cialtrone,
modesto dongiovanni, in Bellissima, a fianco di Anna Magnani; questo
ruolo, citatissimo dalla critica, è fonte di grandi soddisfazioni
artistiche, ma Walter continua nel teatro leggero, nella commedia
musicale (in coppia con Delia Scala nel 1956 con Buonanotte Bettina e
nel 1958 con Il gufo e la gattina, e nel 1960 insieme a Sandra Mondaini,
Ave Ninchi ed Alberto Bonucci con Un mandarino per Teo, tutte di
Garinei e Giovannini), nel teatro di prosa recitando nel 1965 con
Gianrico Tedeschi nella commedia Luv di Murray Schisgal, e nel 1966 con
Renato Rascel ne La strana coppia di Neil Simon, e nel cinema di genere,
al quale continua infaticabilmente a lavorare prendendo parte, tra gli
altri, ai film del filone comico-giudiziario Un giorno in pretura
(1953), Accadde al commissariato (1954), Accadde al penitenziario
(1955); film dai quali, qualche anno più tardi, prenderà origine la
cosiddetta commedia all'italiana.
Walter Chiari con Paola Quattrini in una scena di La più bella coppia del mondo
Il grande seduttore
Ma più che per le sue interpretazioni sul palcoscenico e sullo schermo,
in quegli anni Walter Chiari è sulle prime pagine dei rotocalchi per le
storie d'amore con donne famose e attraenti che - a torto o a ragione -
gli vengono attribuite dalla stampa "rosa". Da Elsa Martinelli a Delia
Scala, a Lucia Bosé (con la quale intrattiene un lungo fidanzamento),
alla principessa Maria Gabriella di Savoia, alla cantante italiana,
Mina. Viene descritto come un infaticabile seduttore che inanella storie
d'amore una dietro l'altra, ma in realtà sono quasi sempre le sue
partner ad essere conquistate dalla sua prestanza fisica, dalla sua
simpatia e dal suo carattere gioviale.
Nel 1957, grazie anche alla sua buona conoscenza dell'inglese, viene
scritturato in una produzione americana girata a Cinecittà da Mark
Robson. In questo film, intitolato La capannina[1], Walter Chiari ha
l'opportunità di lavorare con Ava Gardner, all'epoca moglie separata di
Frank Sinatra. Con lei intreccerà un chiacchierato e tumultuoso flirt,
che proietta la sua fama di rubacuori nelle pagine di cronaca mondana su
tutte le riviste del mondo. Questa inaspettata pubblicità gli fa
ottenere anche un ingaggio a Broadway, dove nel 1961 interpreta ben 113
repliche della commedia musicale The Gay Life, tratta da Schnitzler.
Ma anche la storia d'amore con l'attrice hollywoodiana non durerà a
lungo. Durante un soggiorno in Australia, irritata da una graffiante
parodia di suo marito che Walter improvvisa al termine di una cena, la
Gardner si alza sdegnata dal tavolo piantandolo in asso e andandosene
direttamente all'aeroporto, da dove prende un aereo per gli Stati Uniti.
Successivamente, tuttavia, la Gardner dichiarerà che egli è stato
l'unico, vero grande amore della sua vita.[senza fonte]
Il monologo
Dotato di grandi capacità parodistiche, parlatore infaticabile (sarà poi
uno dei migliori attori alle prese con il monologo), negli anni
sessanta Walter Chiari trova finalmente nella televisione il mezzo più
congeniale alla sua comicità, tanto da diventare in pochi anni il più
noto e apprezzato comico televisivo italiano; con la sua voce un po'
roca ed il gesticolare a scatti, univa infatti una straordinaria
comicità di tipo fisico e mimico ad un eloquio scioltissimo, a tratti
anche ricercato e forbito, che gli consentivano di prolungare a piacere
qualsiasi sketch, trasformando ogni più semplice storiella in un
divertentissimo monologo. Famosi in tal senso sketch come quelli del
sommergibile, dove il Capitano dà gli ultimi consigli, prima di
affondare, a un terrorizzato equipaggio, o del contadinotto imbranato
che va per la prima volta a Milano ad assistere a una partita di calcio
nel grande stadio di San Siro (oggi Meazza).
Il matrimonio
Ancora in Australia nel 1966, durante le riprese del film "Sono strana
gente" diretto da Michael Powell, Walter aveva conosciuto sul set
l'attrice Alida Chelli ed aveva iniziato con lei una lunga e tempestosa
storia d'amore fatta di litigi, riappacificamenti, separazioni e
ricongiungimenti meticolosamente scanditi dalle copertine dei
settimanali. Finalmente nel 1969, mentre Alida è impegnata nelle riprese
dello sceneggiato televisivo Giocando a golf una mattina, riceve una
telefonata da Sydney.
Alida Chelli e Walter Chiari
All'altro capo del filo c'è Walter, che nella città australiana stava
girando il film Squeeze a Flower (mai distribuito in Italia), che le
dice «Sono vestito da frate davanti a una fontana, se accetti di
sposarmi mi ci butto dentro!».
Due giorni dopo le nozze vennero celebrate in una chiesa di Sydney, ma
il matrimonio si preannunciò immediatamente irto di problemi dal momento
che all'uscita della chiesa Walter venne "prelevato" dagli emissari
della produzione che lo portarono ad un evento promozionale a cui doveva
partecipare e di cui si era "dimenticato" (i ritardi e le "buche" agli
appuntamenti erano una caratteristica dell'attore), per cui la povera
sposa si trovò a dover tagliare da sola la torta nuziale.
I due divorziarono nel 1972, dopo meno di tre anni dalle nozze, ma anche
in seguito Walter restò sempre in buoni rapporti con Alida e con il
figlio Simone, attualmente presentatore televisivo su La7, Mediaset e
Rai.
La televisione
Sul piccolo schermo ripropone numerosi sketch tratti dalle sue riviste,
il più celebre dei quali rimane quello del Sarchiapone, trasmesso per la
prima volta nel 1958 durante il programma televisivo La via del
successo insieme a Carlo Campanini, sua fedele "spalla"; partecipa come
ospite fisso a numerose trasmissioni, su tutte Studio Uno, con la regia
di Antonello Falqui.
Al cinema interpreta ancora alcuni ruoli degni di nota: ne La
rimpatriata (1962) di Damiano Damiani è il ragazzone un po' strafottente
che rimette insieme un gruppo di vecchi amici per una serata di
evasione, e che si conclude invece con amare riflessioni; ne Il giovedì
(1963) di Dino Risi è invece un uomo profondamente immaturo, alle prese
con il suo improbabile ruolo di padre. Nel 1966 si fa notare per due
interpretazioni molto diverse: quella del balbuziente Silence nel
Falstaff firmato da Orson Welles, e di Sandro, il cinico giornalista che
nel film "Io, io, io... e gli altri", diretto da Alessandro Blasetti,
conduce un'inchiesta sull'egoismo che lo spinge a riflettere sulla
propria vita.
Nel 1968 conduce in televisione una delle più fortunate edizioni di
Canzonissima, in trio con Mina e Paolo Panelli. Nel 1969 è protagonista
con la moglie Alida Chelli del giallo-rosa Geminus, film televisivo in
sei puntate diretto da Luciano Emmer. Il suo vizio di "sforare" anche di
decine di minuti le sue trasmissioni, gli procurarono non pochi guai
alla RAI (unica a trasmettere in Italia in quel periodo).
I problemi con la giustizia e l'inizio del declino
Il 20 maggio del 1970, mentre si sta recando negli studi radiofonici
della RAI di Via Asiago per registrare una puntata del programma
Speciale per voi condotto da Renzo Arbore, Walter Chiari viene tratto in
arresto e associato al carcere di Regina Coeli. L'attore viene accusato
di consumo e spaccio di cocaina da un piccolo delinquente, tale Guido
Malmignati, e si ritrova nel vortice di uno scandalo, ingigantito dai
media e dalla stampa dell'epoca, che coinvolge suo malgrado anche Lelio
Luttazzi, completamente estraneo alla vicenda.
Walter Chiari resterà in carcere 70 giorni tra il maggio e l'agosto del
1970 (dove l'8 agosto viene a conoscenza della nascita del figlio Simone
da un agente di custodia), e l'anno seguente viene processato, venendo
prosciolto dall'accusa di spaccio e condannato con la condizionale per
il reato di detenzione di sostanze stupefacenti per uso personale.
Walter Chiari - Alida Chelli
Ritorno in scena
Tornato in libertà, ma emarginato dalla RAI e ignorato dai produttori
teatrali, a Walter Chiari viene inaspettatamente data l'opportunità di
tornare alla ribalta nell'estate del 1974 da Paolo Pillitteri, allora
giovane assessore alla Cultura del Comune di Milano, che gli offre di
partecipare ad una serata nell'ambito della serie di spettacoli Vacanze a
Milano, patrocinati dall'amministrazione del capoluogo lombardo. Da
quella sera, conclusasi con lunghe ovazioni e due bis, ha inizio per
Walter la riconquista della sua professionalità.
Sempre nel 1974, per i tipi dell'editore SIPIEL di Milano, pubblica il
suo primo ed ultimo libro "Quando spunta la luna a Walterchiari", che
egli stesso nella copertina definisce "semiromanzo quasibiografico".
Ma il cammino per risalire la china della popolarità risulta arduo, e
per sbarcare il lunario Walter Chiari si adatta a lavorare in film di
serie B e nelle emergenti TV private, dove conduce spettacoli leggeri
per un pubblico circoscritto ma che comunque continua a tributargli
affetto. Tra il 1977 ed il 1978 conduce A mezzanotte va... su Tele Alto
Milanese (programma antesignano degli spogliarelli integrali), quindi
Walter Chiari di sera sull'emittente pavese Tele Monte Penice, ed in
seguito "Ciao, come stai?" nel 1980 e Mezzogiorno di gioco nel 1986 su
Antenna 3 Lombardia,[3] quest'ultimo insieme alla giovane Patrizia
Caselli, con la quale già dal 1981 fa coppia anche nella vita nonostante
la grande differenza d'età (36 anni di differenza).
Il ritorno in scena non fu scevro di polemiche. A Genova nel 1975,
durante lo spettacolo Chiari di luna, in cui Walter reggeva la scena da
solo per due ore, egli pronuncia una battuta che suonava come: "Quando
fu appeso per i piedi a Piazzale Loreto, dalle tasche di Mussolini non
cadde nemmeno una monetina. Se i nuovi reggitori d'Italia avessero
subito la stessa sorte, chissà cosa uscirebbe dalle tasche di
lorsignori!" scatenando dissensi e contestazioni tra il pubblico, al
punto che le successive repliche dello spettacolo vengono disturbate da
picchetti di dimostranti all'ingresso del teatro, mentre la stampa non
tardò a manifestare a Chiari tutto il suo disappunto per la battuta
qualunquista, velata di apologia del fascismo.
Il 24 giugno del 1978 è protagonista nella prima parte dello spettacolo
che segna l'attesissimo ritorno sulle scene di Mina al teatro-tenda
Bussoladomani di Viareggio.
Nello stesso anno torna al teatro leggero con la commedia di Paolo Mosca
Hai mai provato nell'acqua calda? in cui ha come partner Ivana Monti.
Nel 1982, sempre con la Monti, riporterà in scena "Il gufo e la
gattina", curandone anche la regia teatrale.
Tra il 1979 e il 1981 le sue ultime partecipazioni di rilievo in RAI
dove, coadiuvato da Augusto Martelli[5], conduce la trasmissione Una
valigia tutta blu, ed insieme ad Ornella Vanoni partecipa allo
spettacolo musicale "L'appuntamento". Nello stesso anno, il 7 dicembre,
gli viene conferita dal sindaco di Milano, Carlo Tognoli, la benemerenza
civica (medaglia d’oro) della città. Nel 1981 è nel cast della seconda
edizione del fortunato programma del sabato sera Fantastico, al fianco
di Heather Parisi, Oriella Dorella, Romina Power, Memo Remigi, Claudio
Cecchetto e Gigi Sabani.
Ma nell'estate del 1985 il suo nome viene nuovamente associato ad una
vicenda giudiziaria. Viene infatti accusato insieme al cantautore Franco
Califano dal camorrista "pentito" Giovanni Melluso (lo stesso
accusatore di Enzo Tortora) di aver trattato l'acquisto di rilevanti
partite di droga. Anche se questa volta Chiari viene prosciolto in
istruttoria, per lui la vicenda è un altro duro colpo da sopportare.
Soltanto nel 1986 verrà riabilitato dal mondo dello spettacolo grazie al
teatro di prosa, al quale ritorna interpretando il personaggio
dell'avvocato Lattes in un adattamento de Gli amici di Arnold Wesker, ed
al programma televisivo della RAI in sette puntate Storia di un altro
italiano, biografia appassionata per la regia di Tatti Sanguineti. Nel
1986, nell'ambito delle celebrazioni per Firenze capitale europea della
cultura, riprende la collaborazione con l'amico Renato Rascel con il
quale interpreta Finale di partita di Samuel Beckett per la regia di
Giuseppe Di Leva.[6].
Nel 1987 Ugo Gregoretti, allora direttore del Teatro Stabile di Torino
lo chiama per interpretare "Il critico" di Richard Sheridan e tra il
1988 ed il 1989 Six heures au plus tard, di Marc Terrier, in cui recita
assieme a Ruggero Cara. Nel 1990 riproporrà nuovamente Il gufo e la
gattina, stavolta insieme a Lory Del Santo. Torna anche al cinema con il
film Romance di Massimo Mazzucco, per il quale viene nominato tra i
candidati alla Coppa Volpi come migliore attore alla Mostra del Cinema
di Venezia, ma non vince il premio per un soffio (in tale occasione,
dato già per sicuro vincitore, Chiari aveva offerto da bere champagne
agli amici). Avrà anche il ruolo di Tonio nei Promessi sposi di Nocita.
Nel 1990 interpreta il suo ultimo film, Tracce di vita amorosa di Peter
Del Monte. Negli ultimi anni di vita dell’attore c’è stato un affettuoso
riavvicinamento tra lo stesso Chiari e la città di Grottaglie di cui
era originario il padre. Un riavvicinamento sancito, tra l’altro, da una
memorabile serata tenuta dal grande artista presso il Quartiere delle
Ceramiche. Dopo la sua morte Grottaglie ha voluto rinnovare questo
ritrovato legame, ha dedicato a Chiari una strada ed ha celebrato
diverse manifestazioni ed incontri in suo ricordo a cui ha partecipato
anche il figlio dell'artista, Simone. L'evento è stato oggetto del
documentario Il complesso di Walter diretto da Alfredo Traversa ed
uscito nel 2006.
La morte improvvisa
Nel dicembre del 1991 Walter Chiari si era recato al Teatro Manzoni per
applaudire il collega ed amico Gino Bramieri. All'inizio di quello
stesso mese era stato ricoverato all'Ospedale San Carlo di Milano per un
piccolo intervento chirurgico, peraltro senza alcun problema, e pochi
giorni dopo dimesso.
Il 20 dicembre Walter Chiari aveva in programma una cena con
l'impresario teatrale Libero Zibelli, suo amico da oltre vent’anni, il
quale non vedendolo arrivare chiamò la stanza 50 del residence Siloe di
Via Cesari, dove l'attore viveva da solo da tre anni dopo essersi
separato anche da Patrizia Caselli. Non ricevendo risposta Zibelli,
allarmato, si recò presso il residence e sfondò la porta, trovando il
povero Walter esanime sulla poltrona con gli occhiali sul naso e la
televisione ancora accesa.
L'autopsia rivelò che la causa della morte fu un infarto. Per ironia
della sorte, poche ore prima di morire si era sottoposto ad un check-up
completo, risultato perfettamente regolare. I funerali di Walter Chiari
si svolsero presso la Chiesa di San Pietro in Sala, in piazza Wagner, a
due passi da quel Teatro Nazionale dove l’attore si esibiva spesso
quando recitava a Milano, e vi partecipò una folla immensa che gli
tributò un ultimo, lungo e scrosciante applauso. Sulla lapide dove
riposa, nel Civico Mausoleo Palanti presso il Cimitero Monumentale di
Milano è incisa la battuta che a Dino Risi aveva confidato voleva fosse
scritta: Amici non piangete, è soltanto sonno arretrato.
Curiosità
A lui, ed al celebre Sarchiapone, è dedicato il concorso che si svolge
ogni anno a Cervia in estate, riservato ai giovani comici emergenti. Dal
2006 il premio è rappresentato dal "Sarchiapone" in ceramica realizzato
plasticamente da Francesco Annichiarico e graffita da Stefano
Monteforte entrambi artisti di Grottaglie e sarà il simbolo delle
successive edizioni.
Il film del 1996 di Pupi Avati, Festival, è ispirato a Chiari e alla sua
mancata vittoria, come miglior attore, alla Mostra del Cinema di
Venezia (tra l'altro l'attore che "soffiò" la vittoria a Walter Chiari
fu Carlo Delle Piane con un film proprio di Avati, Regalo di Natale).
In una intervista rilasciata alla Domenica del Corriere n. 52 del 28
dicembre 1952 dichiarò di aver avuto più di una segreta passione: quella
di diventare scrittore del tipo John Dos Passos o Ernest Hemingway; e
quella di fare grandi viaggi negli sconfinati mari del sud.
Nel 1966 viene scelto come attore protagonista per il film They're A
Weird Mob (tradotto in italiano come Sono strana gente). È uno dei film
fondamentali per la storia della cinematografia australiana, tratto da
una famoso romanzo di John O' Grady. Il regista Michael Powell vuole che
sia Walter Chiari ad interpretare Nino Culotta, un giornalista italiano
emigrato a Sydney, che pur conoscendo bene la lingua inglese, trova
difficoltà di adattamento per il particolare slang australiano e le
usanze del posto. Grazie all'enorme esperienza teatrale e
cinematografica ed all'ottima conoscenza della lingua inglese, Chiari
sarà protagonista di una riuscitissima prova interpretativa, riscuotendo
un'enorme successo di pubblico e di critica.
Filmografia [modifica]
Vanità, regia di Giorgio Pàstina (1946)
Totò al Giro d'Italia, regia di Mario Mattòli (1948)
Che tempi!, regia di Giorgio Bianchi (1948)
Quel fantasma di mio marito, regia di Camillo Mastrocinque (1950)
L'inafferrabile 12, regia di Mario Mattòli (1950)
I cadetti di Guascogna, regia di Mario Mattòli (1950)
Vendetta... sarda, regia di Mario Mattòli (1951)
Il padrone del vapore, regia di Mario Mattòli (1951)
O.K. Nerone, regia di Mario Soldati (1951)
È l'amor che mi rovina, regia di Mario Soldati (1951)
Arrivano i nostri, regia di Mario Mattòli (1951)
Abbiamo vinto!, regia di Robert Stemmle (1951)
Era lui... sì! sì!, regia di Metz e Marchesi (1951)
Bellissima, regia di Luchino Visconti (1951)
Oggi sposi, regia di Marino Girolami (1952)
Noi due soli, regia di Marino Girolami (1952)
Lo sai che i papaveri, regia di Metz e Marchesi (1952)
Era lei che lo voleva, regia di Marino Girolami e Giorgio Simonelli (1953)
Cinque poveri in automobile, regia di Mario Mattòli (1952)
Il sogno di Zorro, regia di Mario Soldati (1952)
L'ora della verità, regia di Jean Delannoy (1952)
Viva la rivista!, regia di Enzo Trapani (1953)
Gli uomini, che mascalzoni!, regia di Glauco Pellegrini (1953)
Siamo tutti Milanesi, regia di Mario Landi (1953)
Cinema d'altri tempi, regia di Steno (1954)
Questa è la vita - episodio "Marsina stretta", regia di Aldo Fabrizi (1954)
Gran varietà, regia di Domenico Paolella (1954)
Un giorno in pretura, regia di Steno (1954)
Avanzi di galera, regia di Vittorio Cottafavi (1954)
Accadde al commissariato, regia di Giorgio Simonelli (1954)
Rosso e nero, regia di Domenico Paolella (1955)
Io piaccio, regia di Giorgio Bianchi (1955)
Vacanze d'amore, regia di Jean-Paul Le Chanois (1955)
Nanà, regia di Christian-Jaque (1954)
Io sono un sentimentale, regia di John Berry (1955)
Accadde al penitenziario, regia di Giorgio Bianchi (1955)
Moglie e buoi, regia di Leonardo De Mitri (1956)
Donatella, regia di Mario Monicelli (1956)
Mio zio Giacinto, regia di Ladislao Vajda (1956)
La capannina, regia di Mark Robson (1957)
Buongiorno tristezza!, regia di Otto Preminger (1958)
Festa di maggio, regia di Luis Saslavsky (1958)
Amore a priva vista, regia di Franco Rossi (1958)
Gli zitelloni, regia di Giorgio Bianchi (1958)
La ragazza di piazza San Pietro, regia di Piero Costa (1958)
L'amico del giaguaro, regia di Giuseppe Bennati (1958)
Le sorprese dell'amore, regia di Luigi Comencini (1959)
Parque de Madrid, regia di Enrique Cahen Salaberry (1959)
Un mandarino per Teo, regia di Mario Mattòli (1960)
Caccia al marito, regia di Marino Girolami (1960)
Femmine di lusso, noto anche come Intrigo a Taormina, regia di Giorgio Bianchi (1960)
Un dollaro di fifa, regia di Giorgio Simonelli (1960)
I baccanali di Tiberio, regia di Giorgio Simonelli (1960)
Vacanze in Argentina, regia di Guido Leoni (1960)
Walter e i suoi cugini, regia di Marino Girolami (1961)
La ragazza sotto il lenzuolo, regia di Marino Girolami (1961)
Mariti a congresso, regia di Luigi Filippo D'Amico (1961)
I magnifici tre, regia di Giorgio Simonelli (1961)
Lui, lei e il nonno, regia di Anton Giulio Majano (1961)
Ferragosto in bikini, regia di Marino Girolami (1961)
Bellezze sulla spiaggia, regia di Romolo Girolami (1961)
La moglie di mio marito, regia di Tony Roman (1961)
Il giorno più corto, regia di Sergio Corbucci (1962)
L'attico, regia di Gianni Puccini (1962)
I motorizzati, regia di Camillo Mastrocinque (1962)
Copacabana Palace, regia di Steno (1963)
Due contro tutti, regia di Antonio Momplet (1962)
Gli italiani e le donne, regia di Marino Girolami (1962)
Gli onorevoli, regia di Sergio Corbucci (1963)
Il giovedì, regia di Dino Risi (1963)
La donna degli altri è sempre più bella, regia di Marino Girolami (1963)
La rimpatriata, regia di Damiano Damiani (1963)
Obiettivo ragazze, regia di Mario Mattòli (1963)
Gli imbroglioni, regia di Lucio Fulci (1963)
Follie d'estate, regia di Carlo Infascelli ed Edoardo Anton (1963)
Risate all'italiana, registi vari (1964)
Le tardone, regia di Marino Girolami (1964)
I maniaci, regia di Lucio Fulci (1964)
Se permettete parliamo di donne, regia di Ettore Scola (1964)
I gemelli del Texas, regia di Steno (1964)
Le motorizzate, regia di Marino Girolami (1964)
Thrilling - episodio "Sadik", regia di Gian Luigi Polidoro (1965)
Amore all'italiana, regia di Steno (1966)
Här kommer bärsärkarna, regia di Arne Mattsson (1965)
Colpo grosso ma non troppo, regia di Gérard Oury (1965)
Gli eroi del West, regia di Steno (1965)
Made in Italy, regia di Nanni Loy (1965)
Falstaff, regia di Orson Welles (1965)
Veneri al sole, regia di Marino Girolami (1965)
Ischia operazione amore, regia di Marino Girolami (1966)
Io, io, io... e gli altri, regia di Alessandro Blasetti (1966)
Sono strana gente titolo originale "They're A Weird Mob", regia di Michael Powell (1966)
La più bella coppia del mondo, regia di Camillo Mastrocinque (1968)
Capriccio all'italiana - episodio "La gelosia", regia di Mauro Bolognini (1968)
Quei temerari sulle loro pazze, scatenate, scalcinate carriole, regia di Ken Annakin (1969)
Squeeze a Flower, regia di Marc Daniels (1970)
Joe Valachi... I segreti di Cosa Nostra, regia di Terence Young (1972)
Amore mio, non farmi male, regia di Vittorio Sindoni (1974)
Due prostitute a Pigalle, regia di László Szabó (1975)
Son tornate a fiorire le rose, regia di Vittorio Sindoni (1975)
La banca di Monate, regia di Francesco Massaro (1975)
Per amore di Cesarina, regia di Vittorio Sindoni (1976)
Passi furtivi in una notte boia, regia di Vincenzo Rigo (1976)
Come ti rapisco il pupo, regia di Lucio De Caro (1976)
Ride bene... chi ride ultimo - episodio "Prete per forza", regia di Walter Chiari (1977)
La bidonata, regia di Luciano Ercoli (1977)
Tanto va la gatta al lardo..., regia di Marco Aleandri (1978)
Ridendo e scherzando, regia di Marco Aleandri (1978)
Belli e brutti ridono tutti, regia di Domenico Paolella (1979)
Tre sotto il lenzuolo - episodio "No, non è per gelosia", regia di Paolo Dominici (1979)
Romance, regia di Massimo Mazzucco (1986)
Kafka la colonia penale, regia di Giuliano Betti (1988)
Tracce di vita amorosa, regia di Peter Del Monte (1990)
Capitan Cosmo, regia di Carlo Carlei (1991)
Documentari
D-Day - noi italiani c'eravamo - all'interno il racconto di Walter Chiari e la sua partecipazione ai combattimenti.
Libri
"Quando spunta la luna a Walterchiari, semiromanzo quasibiografico" di
Walter Chiari, Ed. Sipiel, Milano, 1974 "Il sarchiapone e altre strane
storie", a cura di Roberto Buffagni, Mondadori, Milano 2000 "Walter
Chiari, un animale da palcoscenico" di Michele Sancisi, Ed. Mediane,
Milano, 2011
"Walter Chiari e il cinema" - Tesi di Francesca Divella, giornalista
bolognese, premiata con il Premio Filippo Sacchi nel 2005 Particolarità
di questo lavoro sono le trascrizioni dei suoi film con dialoghi e
appendice.
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